Per poter essere condotte con successo le gare d'appalto per i vaccini dovrebbero seguire tre semplici regole. Da Marzo ad Ottobre, la Regione Lombardia ha indetto un totale di nove gare d'appalto per i vaccini, cinque delle quali, però, si sono concluse senza assegnazione. In questo articolo cercheremo di capire cosa è andato storto.

Il vaccino antinfluenzale è un’arma importante nella lotta al COVID-19 perché una bassa incidenza di casi di influenza stagionale questo inverno eviterebbe di creare confusione tra i sintomi delle due patologie e di sovraccaricare inutilmente le strutture ospedaliere ed i laboratori di analisi. Proprio per questo, nella prima parte del 2020, la Regione Lombardia ha deciso di muoversi per l’acquisto di un volume di dosi di vaccini antinfluenzali più alto del solito.

Come abbiamo detto, da Marzo ad Ottobre la Regione ha indetto un totale di nove gare d'appalto per i vaccini, cinque delle quali, però, si sono concluse senza assegnazione. Il risultato è che i volumi di vaccino influenzale necessari non sono stati acquistati (mancano 1,5 milioni di dosi), una parte di quelli acquistati stanno arrivando a stagione influenzale ormai inoltrata e la Regione Lombardia ha speso quasi il doppio per ogni dose di quanto avrebbe potuto pagare se il primo bando, datato 23 marzo e fallito per base d’asta troppo bassa, fosse stato gestito con maggiore competenza.

La gestione di un’asta di acquisto può sembrare una cosa ovvia ed intuitiva per la maggior parte del pubblico, ma, se così fosse, Robert Wilson e Paul Milgrom non avrebbero vinto il premio Nobel proprio con uno studio sull’efficienza dei meccanismi d’asta. 
 

Le tre regole per condurre una gara d'appalto di successo:

 

1. Base d’asta

La prima riguarda la base d’asta. La base d’asta è un valore massimo del prezzo che l’acquirente stabilisce affinché il bando venga assegnato. L’unico buon motivo per stabilirla é quando si ha un’alternativa all’acquisto. Altrimenti il rischio è quello di fissare una base troppo bassa rispetto ai prezzi di mercato. 

In una situazione di pandemia la Regione Lombardia avrebbe dovuto sapere di non essere l’unico ente al mondo a richiedere dei volumi di vaccino più alti del solito. I vaccini sono prodotti in impianti automatizzati per i quali è difficile aumentare rapidamente i volumi di produzione e di conseguenza i prezzi di mercato sono aumentati rispetto a quelli storici. Considerato che in queto caso non esistevano alternative all’acquisto del vaccino fissare una base d’asta ha fatto sì che il bando fallisse.

2. Meccanismo d’asta

La seconda regola riguarda il meccanismo d’asta. È buona pratica dividere il processo di negoziazione in tre fasi. Prima si chiede al mercato di fare un’offerta per assicurarsi che i prezzi siano abbastanza vicini da assicurare la tensione competitiva tra i partecipanti e farsi un’idea dei prezzi di mercato correnti. Quindi si seleziona un numero predefinito di offerte escludendo quelle con le condizioni peggiori che non sarebbero comunque competitive. Solo nel terzo passaggio si mettono gli offerenti preselezionati in asta a partire dalle prime offerte di ognuno. In questo modo ci si assicura che la fornitura venga sicuramente assegnata e che questo avvenga in un ambiente competitivo. 

3. Tipologia d’asta

La terza regola e’ che bisogna scegliere il tipo d’asta adatto alle specifiche tecniche ed al mercato di quello che si vuole comprare. Siccome nel caso dei vaccini non è necessario che tutta la fornitura venga dallo stesso produttore e c’era incertezza sui volumi disponibili, si sarebbe dovuto usare un’asta olandese a volumi variabili, non diversa da quelle che si usano per alcune commodities e securities. In questi tipo d’aste il prezzo offerto dall’acquirente cresce progressivamente fino a quando il primo degli offerenti si impegna su una certa quantità. Se la quantità non è sufficiente da soddisfare tutti i volumi richiesti, l’asta procede ad un prezzo marginalmente più elevato fino a quando l’intero volume in asta viene stato assegnato. In questo modo l’acquirente è in grado di raccogliere offerte anche per quantità marginali a prezzi competitivi.

Nel caso della Regione Lombardia, in aggiunta a queste tre regole, l’acquirente avrebbe dovuto richiedere opzioni di acquisto per volumi più alti di quelli che intendeva acquistare il 23 marzo in modo da assicurarsi un po’ di flessibilità. L’opzione non sarebbe stata gratuita ed avrebbe dovuto essere esercitata entro una certa data ma avrebbe almeno offerto una certa flessibilità sui volumi. D’altronde, già dal 9 marzo l’intera Italia era in lockdown per il Covid.

Molti possono pensare che l’attività di acquisto della Regione Lombardia possa essere stata resa difficile dalle Direttive Europee sugli Acquisti per gli Enti Pubblici, ma questo non è assolutamente vero. Le Direttive definiscono regole molto efficaci su come aquistare bene ed evitare corruzione. Piuttosto ci sono individui che si nascondono dietro interpretazioni irrazionali e distorte delle Direttive per giustificare un’attività di acquisto svolta senza applicare le migliori pratiche del settore.

L’incompetenza che uccide

Ed ora un’ultima amara riflessione. Dimenticandoci per un attimo i soldi sprecati per l’eccesso di prezzo pagato rispetto all’offerta del 23 marzo, quanto è costata l’incompetenza in termini di decessi nel caso sopra riportato? Durante l’estate la Regione ha acquistato 1,868,000 vaccini per adulti e mancano altri 1.5 milioni di dosi, da moltiplicare per il tasso di efficacia del vaccino (45%1) e per il tasso di mortalità da influenza nelle categorie a rischio (10,6 ogni 100.000 tra i 50 ed i 64 anni e 100,3 per gli over 652). In Lombardia ci sono 2.190.0003 abitanti tra i 50 e 64 anni e 2.290.0003 sopra i 65, ma anche una media di 54.000 donne incinta che vanno vaccinate prioritariamente. Al lettore l’onere del calcolo.

Fonti: Corriere della sera, 5 ottobre 2020; 1CDC 2CDC 3Istat