La settimana scorsa a Londra ho partecipato a un evento sul futuro del procurement (competenze, tecnologia e altro ancora). Si è trattato di uno dei dibattiti più vivaci e accesi degli ultimi tempi.

L’evento, organizzato giovedì 29 novembre presso la sede di Efficio per celebrare il lancio dell’ultimo rapporto “Procurement 2025: La trasformazione digitale sta generando un procurement più efficace?”, non solo ha coinvolto un gruppo di importanti relatori e partecipanti del mondo del procurement, CPO, consulenti e accademici, ma anche un robot, cosa che non ha mancato di stimolare diverse battute sull’automazione dei processi. 

L’evento, con soli posti in piedi, è stato un vero successo e ha visto la partecipazione di importanti figure di molteplici aziende diverse (dai CPO di società in rapida crescita a direttori del procurement di alcuni dei principali nomi della finanza e di altri settori) e interessantissimi dibattiti.

Quando Efficio organizzerà un altro evento simile, chiedete un invito, non rimarrete delusi!

Ecco tre punti che mi sono rimasti impressi dei vari dibattiti e colloqui a cui ho partecipato:

  • Dalla discussione con un CPO di grande esperienza (ed ex consulente di A.T. Kearney): è molto difficile estrarre risparmi dal procurement indiretto, vista la presenza di fornitori, divisioni finanza/budget e altri ruoli coinvolti (senza contare gli stakeholder). Identificare i risparmi non è il problema principale (né lo sarà in futuro); il punto è capire come la tecnologia ci potrà permettere di attuare e realizzare i risparmi in futuro. Non è una questione di procure-to-pay o e-sourcing. Quello che conta veramente è l’impatto generato sui budget e sui conti economici attraverso la riduzione dei costi e non i dati sepolti nei sistemi di procurement o identificati attraverso complessi esercizi di sourcing. Nel prendere in considerazione come sfruttare meglio la tecnologia per creare la funzione di procurement digitale del futuro, non possiamo dimenticare gli errori del passato e dobbiamo sempre ricordare che la tecnologia da sola non produce alcun risultato!
  • Alcuni relatori hanno ricordato che coloro che hanno cominciato la propria carriera nel sourcing, nelle consulenze o nel procurement (in posizioni dirigenziali) 20 anni fa ricordano i giorni dei calcolatori TI, degli assistenti grafici e delle prime versioni di Excel. Questi erano gli strumenti “di alfabetizzazione” di cui avevamo bisogno al tempo per fare il nostro lavoro. L’evoluzione di queste tecnologie ha portato a una maggiore conoscenza di Excel, di Power Point e delle soluzioni base di procurement. Nel futuro (e già oggi), conoscere la suite per la produttività di Microsoft (incluso Access) è il requisito minimo. Gli strumenti tecnologici più essenziali per il procurement del futuro (per l’intero team, dagli analisti ai CPO) includono le applicazioni di business intelligence (ad es., Tableau, Power BI), competenze di base di coding/scripting (ad es., macros) e una conoscenza pratica di come utilizzare competenze avanzate, inclusa l’intelligenza artificiale, per potenziare/migliorare e sostituire il lavoro umano. Ovviamente, a tutto ciò si aggiunge la capacità di sfruttare al meglio le varie sfumature della tecnologia source-to-pay.
  • Dalla discussione con il team di Efficio prima e dopo il dibattito formale è scaturito che i fornitori sono fondamentali per un coinvolgimento tecnologico maggiore in futuro. Non possiamo assolutamente dimenticarlo! Di fatto lo studio di Efficio riportato in precedenza e pubblicato alla data dell’evento (basato su un campione di 225 membri di team di procurement/finanza divisi equamente tra Stati Uniti, Regno Unito e Germania) ha evidenziato che il 64% del campione ritiene che i fornitori svolgano un ruolo “cruciale” per il conseguimento degli obiettivi di procurement. Il coinvolgimento dei fornitori e l’innovazione, tuttavia, richiedono uno sforzo di reciprocità, tant’è che il 69% degli intervistati pensa che il procurement debba assicurare impegni più “a lungo termine” con i fornitori strategici.

Per concludere, vorrei dire che durante l’evento, a cui ho partecipato in qualità di “forestiero imparziale” o “americano cattivo”, ho trovato molto interessante parlare con tanti europei impegnati nel settore o nella consulenza e aperti all’utilizzo di innovative tecnologie di procurement per fare un salto in avanti. Alcuni amano lo stereotipo secondo il quale gli Stati Uniti sarebbero più avanzati rispetto al Regno Unito e all’Europa per quanto attiene all’adozione tecnologica; tuttavia, se guardiamo ai casi reali e alle aziende che fanno buon uso delle metodologie avanzate e delle soluzioni tecnologiche (invece di lasciarle inutilizzate), penso che la realtà sia un po’ più complessa. Alcuni pionieri e innovatori si trovano in regioni che storicamente adottano un approccio più conservativo alla tecnologia. 
 
Articolo di Jason Busch, fondatore di Spend Matters, pubblicato in origine su Spend Matters